
L’ex calciatore grigiorosso ricorda gli anni trascorsi all’Ombra del Torrazzo
La vittoria del campionato di Serie C e la conseguente promozione in Serie B nella stagione 1978/79, i continui viaggi Bergamo-Cremona-Bergamo, i compagni e le fisse di Mondonico: sono tanti gli argomenti toccati da Fausto Barboglio durante l’intervista concessaci dall’ex difensore grigiorosso.
Di seguito, dunque, la prima parte (la seconda la trovate QUI) della nostra lunga chiacchierata con lui.
Lei è di Trescore Balneario (BG) come si è avvicinato alla Cremonese?
“Giocavo negli allievi del mio paese, allora si iniziava a quel livello. C’era un commerciante di Trescore Balneario che conosceva Titta Rota che allora era venuto ad allenare la prima squadra in Serie D e poi ha vinto il campionato. Hanno detto che ero un ragazzo interessante a livello calcistico e mi hanno portato a Cremona per un provino. E da lì è iniziata l’avventura in grigiorosso”.
Cosa si ricorda di quel periodo?
“Avevo un po’ di problemi con il viaggio perché facevo avanti e indietro con il pullman. Ero ancora giovane, avevo sedici anni e non avevo ancora la patente. Partivo alle 12.30 e tornato alla sera verso le 19.30/20 per fare gli allenamenti. Alla domenica gli allievi giocavano di mattina, partivo alle 5.30 del mattino per poi tornare verso le 14. Questo fino ai 18 anni quando ho preso la patente”.
Che ricordo ha di quella Cremonese?
“Il nostro era un bel gruppo perché allora eravamo quasi tutti cremonesi, bresciani e bergamaschi. Ci si capiva e si stava benissimo, eravamo molti uniti“.
Lei ha giocato con calciatori del calibro di Cesini, Mondonico, Prandelli, Finardi per citarne alcuni, che rapporto aveva e ha ancora tutt’oggi con loro?
“Ogni tanto ci sentiamo, Finardi e Grigioni sono qui vicino a Bergamo e quindi più a portata di mano. Mondonico lo sentivo fino alla sua scomparsa e poi ogni tanto ci troviamo tra di noi. Soprattutto la squadra che ha vinto il campionato di C ed è salita in B ( 1978/79). L’ultima volta ci siamo trovati al ristorante di Minini, un paio di anni fa. Ci troviamo così e condividiamo tempo e ricordi insieme. Una volta le squadre erano formate da 15/16 giocatori massimo 18, non c’erano le rose lunghe di oggi. Si andava in panchina in pochi. Abbiamo vinto il campionato perché eravamo un gruppo unito. Quell’anno non ci davano per nulla favoriti, ma l’abbiamo vinto lo stesso. C’era in porta Bodini che per farli gol dovevano sparargli. Davanti c’era Mondonico che giocava 10 minuti e faceva gol, noi vincevamo 1-0 e si andava avanti. Sono arrivati giocatori da fuori: Marocchino, De Giorgis, il portiere Porrino. Poi si è rotto un po’ il giocattolo. La stagione dopo siamo retrocessi perché la Pistoiese doveva vincere 5-0 e lo ha fatto”.
Qual è la gara giocata con la maglia della Cremonese di cui conserva un buon ricordo?
“La prima partita con i colori grigiorossi. Esordio inaspettato, doveva giocare Guarneri ma in settimana ha avuto l’influenza e allora hanno chiamato me. Fino a quando non è guarito ho giocato io. Mi ricordo che era contro il Savona, ma verso la metà del secondo tempo venne sospesa per nebbia. Mi tremavano un po’ le gambe perché avevo 18 anni. Non avevo mai fatto né visto un allenamento della prima squadra, mi hanno chiamato e mi sono fatto trovare pronto. E da lì ho cominciato a giocare con i più “grandi”. Cassago e Guarneri prima giocavano centrali poi abbiamo cominciato a giocare io e Aristide, naturalmente a me andava benissimo. Dopo mi sono ambientato, ma le prime volte c’era un po’ di suggestione: giocavo con Mondonico, Sironi e andare con loro negli spogliatoi insieme era particolare. Mi prendevano in giro, soprattutto Mondonico”.
Qual è stato il rapporto con lo stadio Zini e con la città di Cremona?
“Con lo stadio è stato ottimo, con la città un po’ meno. Questo perché, facendo avanti e indietro Bergamo-Cremona-Bergamo, io e i compagni bergamaschi e bresciani non rimanevamo tanto in città. Quindi non abbiamo avuto tanti contatti con tifosi e la stessa Cremona. A volte ci si fermava al Continental (hotel di Cremona) al sabato sera per paura della nebbia. Noi da Bergamo eravamo in quattro: c’era Titta Rota che mi passava a prendere, ai tempi c’erano Carminati, Finardi e si andava a Cremona con lui. Dopo è arrivato Angeleri e si andava con lui, Chigioni di Osio e si passava a prendere Mondonico. In città si stava molto poco. Era più distaccato il rapporto con i tifosi grigiorossi appunto per questo fatto. Il contatto c’era quando si organizzavano le feste prima di Natale e così via…”.
Ha qualche aneddoto da raccontare?
“L’unica partita che mi ricordo benissimo è quella che abbiamo vinto 1-0 grazie alla mia rete. Ma dopo il gol, il centravanti che marcavo mi ha sferrato un pugno sul fegato e mi ha costretto a lasciare il campo. L’altro ricordo è brutto: quando mi sono rotto tibia e legamenti della caviglia. Luzzara mi ha fatto operare a Cremona e piano piano mi sono ripreso quando in tanti pensavano di non vedermi più giocare. Poi gli scherzi che mi faceva sempre Mondonico e la sua fissa sui calzini. Lui mi controllava sempre se gli avevo lunghi, specialmente la domenica quando ci si presentava alla partita in borghese. Lui non voleva mai i quelli corti“.
