
Il fantasista grigiorosso, raggiunto dai colleghi de La Provincia, ha parlato della splendida promozione in Serie A
La fasciatura alla mano di Buonaiuto? Semplice scaramanzia. A riferirlo durante la lunga intervista concessa ai colleghi de La Provincia.
Di seguito, infatti, le principali dichiarazioni rilasciate dal fantasista grigiorosso.
SCARAMANZIA. «La fasciatura alla mano sinistra era nata dopo un infortunio: prima della gara in Coppa Italia contro il Torino mi sono rotto un dito di una mano e ho messo un tutore rigido. Una volta risolto il problema non ho più tolto la fasciatura per scaramanzia. Ora posso dirlo».
LA SERIE A. «Fin dall’inizio sapevamo di avere il potenziale per fare un grande campionato, ma abbiamo tenuto un profilo basso. Con il passare delle giornate ci siamo però resi conto che la meta fosse raggiungibile e così è stato. Giocare la Serie A sarà un’emozione incredibile per molti di noi. La “mia” promozione? Sono arrivato in Serie A alla soglia dei trent’anni, ma meglio tardi che mai! Sono contento di aver raggiunto questo traguardo e spero di poter disputare il campionato con la Cremonese. In carriera ho fatto tanta gavetta e adesso mi piacerebbe provare questa emozione, anche se so che tutto sarà più complicato».
LA SFIDA DECISIVA. «Dopo l’Ascoli ci siamo ritrovati per mangiare tutti assieme e trovare la giusta energia per superare le due sconfitta consecutive. Contro il Como siamo entrati in campo un po’ contratti, ma dopo dieci minuti tutto è diventato più semplice e abbiamo iniziato a giocare da Cremonese. Quando da Perugia è arrivata la notizia del gol è stato elettrizzante, il finale è noto…».
LA SQUADRA. «Il nostro segreto è sempre stato quello di non fare caso all’età: chi ha giocato lo ha fatto per le proprie qualità qualità tecniche e umane. Noi più esperti abbiamo cercato di dare una mano a farli maturare, ma il gruppo è sempre stato solidissimo. Rosa ampia? Bravo il mister a farci sentire tutti importanti. Il fatto di avere una rosa lunga ha pagato nel corso di una stagione così impegnativa e tutti hanno accettato le decisioni e dato una mano. Spesso è anche capitato che, per fare gruppo, gli infortunati fossero presenti in panchina per stare insieme ai compagni. Siamo una grande famiglia. Lui poi comunicava la formazione dieci minuti prima del riscaldamento, un ottimo modo per tenere tutti sulle spine».
