L’assenza del pubblico incide parecchio sul rendimento delle squadre che giocano tra le mura amiche: a confermarlo ora ci sono i numeri
Le porte chiuse hanno ucciso il fattore casalingo: sembra una banalità, una cosa ovvia, ma ora a certificarlo ci sono anche i numeri.
Come infatti potete vedere dalla tabella riportata qui di fianco (ripresa dall’edizione odierna del Corriere dello Sport), mai alla ventunesima giornata di campionato si era arrivati a un numero così basso di successi casalinghi, appena 91. Mai nel nuovo millennio il dato era stato così basso e soprattutto mai, a questo punto del campionato, il numero era “solo” in doppia cifra.
Ad aumentare di conseguenza sono ovviamente pareggi (100, ben 26 in più rispetto all’anno scorso) e le sconfitte interne (79), mai così alte dalla stagione 2011/2012 (durante la quale, però, le squadre erano due in più rispetto a ora).
Guardando un po’ ai numeri delle singole squadre, c’è chi però fa eccezione: Chievo e Venezia hanno per esempio 8 vittorie a testa, alle quali entrambe le squadre aggiungono poi 2 pareggi e 4 sconfitte. Stesso numero di punti guadagnati (26) anche per la Salernitana, la quale ha però distribuito i risultati in modo differente (7 vittorie, 5 pareggi e il k.o. interno con il Pordenone).
Il Castellani di Empoli rimane invece l’unico fortino ancora inespugnato, avendo gli azzurri portato sin qui ottenuto 7 vittorie e 6 pareggi tra le mura amiche.
E la Cremo? I dati grigiorossi non sono particolarmente esaltanti: tra Bisoli e Pecchia sono infatti appena 16 i punti incassati in 14 partite, frutto di 4 vittorie, altrettanti pareggi e 6 sconfitte.
Il rendimento casalingo di Terranova e soci è infatti sempre stato piuttosto altalenante, come dimostra anche la “sequenza” delle ultime cinque gare (andando a ritroso, sconfitta con la Salernitana, vittoria con il Frosinone, sconfitta con il Lecce, vittoria con il Pisa, pareggio con la SPAL).
A partire dalla prossima sfida con la Reggiana, dunque, sarebbe cosa buona tornare a vincere per poi trovare un po’ di continuità e trasformare lo Zini, anche se vuoto, nel luogo in cui costruire la salvezza.