La squadra in estate era stata costruita per un modulo che non prevedeva esterni, ruolo in cui infatti la Cremo è carente
Prima c’era il “caos bisoliano“, ora invece si è passati al nuovo “immobilismo pecchiano“: il risultato, però, è una Cremonese che naviga sempre nelle parti più pericolose della classifica. La domanda che sorge più spontanea è ovviamente una sola: perché?
A provare a dare una risposta ci ha pensato La Provincia, sulle cui pagine odierne si trova un’interessante analisi che comincia e si conclude con… il mercato estivo. Andiamo quindi a dare un’occhiata.
BISOLI. “In principio era il caos” scriveva Esiodo. Nel caso della Cremonese, in principio era il “caos bisoliano“: dopo aver cominciato la stagione con l’idea di un 4-3-1-2, l’ex tecnico grigiorosso Pierpaolo Bisoli ha infatti cominciato a cambiare, adattandosi a ogni partita all’avversario, cambiando vari moduli e passando prima a un 3-5-2, poi al cosiddetto “albero di Natale” e infine al 4-3-3. Ciò ovviamente ha impedito alla squadra di trovare una propria identità, portando grande confusione e, infine, all’esonero del tecnico.
PECCHIA. Di tutt’altra pasta invece Fabio Pecchia: arrivato con un 4-2-3-1 ben fisso nella mente, il tecnico di Formia non l’ha mai cambiato, nel bene e nel male. Il risultato è sicuramente migliore rispetto a quello del suo predecessore, ma la Cremo stenta comunque a decollare: se da un lato ha infatti trovato una discreta vena realizzativa (contro la Salernitana è arrivata la prima partita senza gol di Ciofani e soci), dall’altra c’è una difesa che (complici anche i tantissimi infortuni) non riesce a essere impermeabile. L’impressione è inoltre che la “staticità” del modulo del mister renda a un certo punto troppo prevedibile la manovra dei grigiorossi, con tutto ciò che ne consegue.
IL PROBLEMA. Ciò che va capito è cosa dunque abbia limitato e tuttora limiti la Cremonese. I giornalisti de La Provincia sembrano però aver trovato una risposta a questa domanda, indicando nella rosa inadeguata (o per meglio dire non funzionale) al tipo gioco sia del “secondo Bisoli” che di Pecchia. Costruito in estate per giocare con un 4-3-1-2, un modulo che richiedere pochi esterni, tanti centrocampisti e tante punte, il gruppo ha infatti reparti troppo “coperti” e altri visibilmente scoperti. Esempio chiarissimo è quello delle ali d’attacco, per le quali ci si è dovuti arrangiare adattando qualcuno (Valzania) oppure cercando di tamponare durante il mercato invernale (Baez).
COSA FARE? Considerato che ormai il mercato è chiuso da tempo, sembra dunque piuttosto difficile porre rimedio al “peccato originale”, il che ci porta alla seconda domanda: che si fa? Meglio proseguire su questa strada oppure azzardare qualche nuova soluzione? Al momento è difficile da dire, ma una cosa è certa: il rientro di alcuni infortunati, tanto per cominciare, farebbe molto comodo…